I Principi dell'Antifragilità - 3. Ridondanza

I Principi dell'Antifragilità - 3. Ridondanza


La ridondanza è ambigua, perché se non ci sono imprevisti sembra uno spreco. Il punto è che le cose insolite accadono, di solito.

Nassim Nicholas Taleb

Il termine "ridondanza", nella sua accezione comune, assume spesso il significato di sovrabbondanza, di qualcosa che non serve a uno scopo preciso e pertanto è da considerare inutile o perfino dannosa. In alcuni contesti, tuttavia, la ridondanza viene considerata un criterio fondamentale nella progettazione di impianti o apparecchiature, in particolare nei casi in cui l'esigenza di un'elevata affidabilità induce a inserire più elementi in grado di svolgere la stessa funzione.

La ridondanza, in generale, rappresenta lo strumento principale che adottiamo, consapevolmente o inconsapevolmente, quando desideriamo proteggere qualcosa di importante dall'impatto dell'incertezza e dell'imprevedibilità. Poiché il termine viene in genere associato a un'accezione negativa, spesso troviamo la ridondanza mascherata da espressioni più nobili, quali "margine di sicurezza", "elemento di protezione", "scorta di sicurezza", "sovradimensionamento", "riserva".

L'anticipo con il quale usciamo dall'ufficio per recarci all'aeroporto, rispetto al tempo strettamente necessario per raggiungerlo, la sovrastima del tempo necessario a completare un determinato compito che ci è stato assegnato, il sovradimensionamento delle scorte alimentari che conserviamo nella dispensa, il denaro risparmiato senza una precisa destinazione di spesa, sono esempi di situazioni nelle quali utilizziamo la ridondanza per assicurarci che i nostri obiettivi non siano messi in pericolo da qualcosa che non possiamo prevedere.

La ridondanza nelle organizzazioni

Nelle organizzazioni, l'origine della cattiva reputazione della ridondanza può essere fatta risalire alla paura della complessità e dell'incertezza, che induce imprenditori e manager a perseguire l'utopia dell'ottimizzazione. In quest'ottica, spesso tutto ciò che non è strettamente necessario per la gestione dei flussi operativi viene considerato uno spreco, da eliminare progressivamente, agendo sui fattori (variabilità, complessità, incertezza) che richiedono ancora la presenza di una certa dose di ridondanza. La ricerca della massimizzazione dell'efficienza ovunque, il tentativo di bilanciare la capacità di tutte le fasi del processo produttivo e di allinearla alla domanda di mercato, la pratica comune di assegnare contestualmente vari compiti alle risorse impegnate nelle attività di gestione di progetti, rientrano in questo tentativo di creazione di un contesto deterministico, dove la ridondanza può essere eliminata o ridotta ai minimi termini.

In realtà, quando si cerca di migliorare un determinato processo, le iniziative tese a ridurre la complessità e l'incertezza si scontrano con una generale tendenza all'aumento del numero dei fattori rilevanti e delle loro interdipendenze, che danno luogo a reazioni a catena non lineari, dove una piccola variazione di un fattore può determinare un impatto significativo e imprevedibile sul risultato desiderato.

In questa situazione, la ridondanza esercita la funzione di "assicurare" ciò che si considera importante, creando un cuscino in grado di assorbire l'impatto dei fattori di stress.

Il terzo principio dell'antifragilità può essere espresso, nella sua essenza, nel modo seguente: "Quando la posta in gioco è importante, si deve disporre di più di quanto è strettamente necessario per rispondere alla domanda (di prodotti, di servizi, di tempo, ecc.) e fronteggiare i fattori di stress."

La ridondanza come spreco

Come ogni forma di assicurazione, la ridondanza può essere vista come uno spreco, qualora gli eventi si susseguano nei modi e nei tempi pianificati, e l'impatto della variabilità e dell'incertezza si dimostri irrilevante. Queste considerazioni a posteriori non devono indurre a dimenticare le ragioni che hanno indotto a introdurre qualche forma di ridondanza, ossia il danno che la sua assenza avrebbe potuto generare, nell'eventualità che si fossero manifestate condizioni avverse possibili, seppur poco probabili.

Il perseguimento dell'ottimizzazione e il timore che a posteriori si riveli uno spreco, inducono a introdurre la ridondanza sotto forme che ne mascherano la presenza, ma che nel contempo ne impediscono la gestione. La stima inflazionata dei tempi necessari a completare le singole attività che concorrono alla realizzazione di un progetto, la definizione di tempi standard di evasione degli ordini di produzione superiori di uno o più ordini di grandezza ai tempi tecnici necessari per il completamento delle fasi produttive, costituiscono esempi di queste forme di nascondimento.

Poiché la ridondanza ha un costo (tempo, denaro, materiali, capacità, ecc.), è necessario stabilire con molta oculatezza quando farne uso e come dimensionarla. Se la funzione fondamentale della ridondanza (proteggere obiettivi importanti dall'impatto dei fattori di stress) permette di individuare agevolmente quando farne uso, assai più critico appare il requisito di un suo corretto dimensionamento, dato che il buon senso ci porta a ritenere che esista un confine tra ciò che è indispensabile per prevenire i danni derivanti da ciò che non possiamo prevedere e ciò che costituisce un'inutile spreco di risorse.

Ma come si possono dimensionare correttamente questi elementi di protezione?

Un uso intelligente della ridondanza

Qualsiasi approccio metodologico che si proponga di supportare l'assunzione di decisioni e la gestione in condizioni di complessità e incertezza non può prescindere dal prevedere un impiego strutturato di qualche forma di ridondanza.

La Theory of Constraints propone un modo unico e distintivo all'utilizzo della ridondanza, attribuendo il ruolo di strumenti di gestione ai buffer, ossia agli elementi di protezione dall'impatto negativo dell'incertezza, che possono assumere la forma di tempo, capacità, scorte, spazio o denaro.

Innanzitutto, i buffer sono resi visibili. Questo consente non solo di sfruttarne il potere di aggregazione e di pianificarne correttamente il posizionamento a protezione di obiettivi importanti, ma anche di effettuare il monitoraggio del loro progressivo consumo per effetto del manifestarsi di tutto ciò che complessivamente chiamiamo incertezza.

L'aspetto che maggiormente caratterizza l'approccio della Theory of Constraints alla ridondanza è però costituito dal buffer management. Poiché non è possibile effettuare previsioni accurate e precise sugli accadimenti futuri in contesti complessi e incerti, l'unico modo per gestire efficacemente i flussi e assicurare il conseguimento degli obiettivi stabiliti consiste nell'inserire buffer appropriati e adottare meccanismi di gestione "adattativi", che definiscano le decisioni da assumere in base al loro consumo reale. In questo modo è possibile disporre in ogni momento di chiare priorità operative, di inequivocabili segnali che richiedono l'avvio di iniziative straordinarie e di indicazioni per aggiustare la dimensione dei buffer all'effettiva evoluzione dell'incertezza che caratterizza l'ambiente specifico.

La domanda sul corretto dimensionamento dei buffer trova così una risposta adeguata al carattere dinamico dell'incertezza nella maggior parte dei contesti.

La ridondanza può essere vista non solo come una forma di assicurazione, ma anche come opportunità o forma di investimento. Ad esempio, la disponibilità di una capacità produttiva superiore a quella necessaria per rispondere alla regolare domanda che grava sull'organizzazione e per assorbirne le normali fluttuazioni, anziché essere vista come una forma di inefficienza, può consentire di offrire un servizio in grado di soddisfare un bisogno significativo del mercato di riferimento, creando così le basi per la costruzione di un vantaggio competitivo significativo.

Conclusioni

L'obiettivo primario di ogni organizzazione non consiste nel perseguire la massima efficienza possibile, ma nel sopravvivere e prosperare in contesti caratterizzati da complessità, variabilità e incertezza.

La condizione per emergere in un contesto competitivo consiste nell'adattarsi meglio dei concorrenti alle condizioni reali, evitando di cedere all'illusione di vivere e operare in un mondo deterministico, dove il perseguimento dell'ottimizzazione costituisce un obiettivo doveroso.

La ridondanza costituisce una sorta di tributo da pagare per rendere prevedibile l'esito di piani altrimenti affetti da elevata imprevedibilità. Un uso razionale e strutturato della ridondanza consente di assorbire l'impatto della normale variabilità e incertezza, che potrebbero mettere in pericolo il conseguimento degli obiettivi che consideriamo importanti.

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