Credere per Trovare – L’Inversione del Punto di Partenza

Credere per Trovare – L’Inversione del Punto di Partenza


Noi troveremo ciò che cercheremo, ma cercheremo solo ciò che crediamo esista.

Kristen Cox

George Dantzig era uno studente di matematica presso l’Università di Berkeley. Un giorno, essendo arrivato un po’ in ritardo alla lezione di statistica, vide che il professore aveva già riportato sulla lavagna il testo di quattro problemi. Pensando che si trattasse del compito assegnato per casa, Dantzig copiò il testo di due problemi, prima di concentrarsi sulla lezione in corso. Nei giorni seguenti lo studente dovette dedicare molto tempo e impegnarsi a fondo per trovare la soluzione dei due problemi, ma alla fine i suoi sforzi ebbero successo.

In realtà, ciò che il professore aveva trascritto sulla lavagna era il testo di quattro famosi problemi di statistica, che all’epoca non erano ancora stati risolti.

Che cosa ha permesso a uno studente come Dantzig di riuscire in un’impresa nella quale i professionisti della materia avevano fallito? Oltre alle innegabili abilità matematiche, c’è un altro fattore che ha giocato un ruolo decisivo nel conseguimento del risultato: la convinzione che i problemi annotati sulla lavagna avessero una soluzione nota e che questa fosse alla portata degli studenti.

Questo aneddoto rappresenta un esempio di un principio generale che governa il conseguimento di risultati importanti: il punto di partenza è la convinzione che i risultati possano essere ottenuti.

In altre parole, l’elemento primario che ci induce a ricercare assiduamente qualcosa è costituito dalla convinzione a priori che l’oggetto della nostra ricerca esista o possa essere realizzato.

Sembra un’affermazione banale, appartenente all’ambito del “pensiero positivo”, senza alcuna implicazione pratica nel mondo reale, dove i sogni e le visioni devono lasciare spazio alla concretezza, e dove sembra valere la linea guida “Vedere per Credere”.

Eppure, è sufficiente riflettere su situazioni comuni, delle quali siamo protagonisti o alle quali assistiamo, per renderci conto che questo principio ha un’applicazione pratica molto ampia:

  • La ragione che ci induce a cercare con insistenza un oggetto perduto risiede nel fatto che siamo certi che esso esista, dato che i nostri sensi ne potevano constatare la presenza prima che andasse perduto.
  • L’attuale pandemia ha indotto a investire una quantità enorme di risorse nella ricerca di un vaccino contro il virus SARS-Cov-2. Questo sforzo, oltre che essere giustificato da ragioni di necessità e di urgenza, si è basato fin dall’inizio sulla convinzione che le conoscenze scientifiche e le tecnologie disponibili avrebbero consentito alla ricerca di avere successo, pur in considerazione dell’incertezza associata a simili sfide.
  • Nel campo della fisica, molti scienziati sono impegnati a cercare una teoria in grado di spiegare tutti i fenomeni naturali (Theory of Everything). Solo la convinzione a priori che una tale teoria possa essere elaborata giustifica gli sforzi degli scienziati in questo settore, grazie ai quali è stato possibile assistere a importanti progressi, quali lo sviluppo dell’elettromagnetismo e di una teoria unica in grado di interpretare sia i fenomeni elettromagnetici che la forza nucleare debole.
  • Molte imprese investono ingenti risorse nel tentativo di costruire un vantaggio competitivo, che permetta loro di distinguersi dai concorrenti agli occhi dei loro clienti. Anche in questo caso, non esiste a priori alcuna garanzia che lo sforzo sarà premiato dal successo: l’unico elemento in grado di giustificare l’impegno profuso è la convinzione preconcetta della possibilità di arrivare a un risultato positivo, se la sfida viene affrontata con la dovuta determinazione, seguendo un adeguato ed efficace processo.

Carol Dweck, docente alla Stanford University e autrice di "Mindset. Cambiare forma mentis per raggiungere il successo", al termine di uno studio che si è protratto per oltre venti anni, è arrivata alla conclusione che il principale fattore che condiziona i risultati che ogni persona consegue in qualsiasi campo è costituito dall’atteggiamento. In particolare, C. Dweck sottolinea l’importanza, ai fini di conseguire obiettivi sfidanti, di disporre di una forma mentis dinamica, ossia della convinzione che le capacità e le competenze possono essere migliorate con l'applicazione e l'esperienza, indipendentemente dalle condizioni iniziali, e che ciò che oggi appare impossibile, domani potrebbe realizzarsi come risultato di uno sforzo disciplinato e continuativo.

“Ciò che le persone credono determina ciò che le persone conseguono” (Carol Dweck)

Credere che ciò che ci accingiamo a ricercare possa essere trovato o realizzato costituisce una condizione necessaria per alimentare l’impegno a intraprendere la ricerca e a perseverare nel perseguimento dell’obiettivo, superando gli ostacoli e i fallimenti che ogni iniziativa sfidante comporta.

Da queste considerazioni nasce un problema: come si può conciliare la necessità di credere a priori a ciò che non può essere ancora visualizzato, con l’esigenza di effettuare scelte razionali, evitando di sprecare risorse nel tentativo di realizzare sogni da visionario?

Nel suo libro “The Choice”, il Dr. Eliyahu Goldratt, padre della Theory of Constraints, invita a partire sempre dal presupposto che ogni situazione possa essere migliorata sostanzialmente. Questa posizione si basa sull’assunto che esista una fondamentale asimmetria nella conoscenza: sono molte di più le cose che non sappiamo rispetto a quelle che fanno parte del nostro patrimonio di conoscenze. Per avere un indizio della validità di questo assunto è sufficiente osservare quanto è accaduto nel secolo scorso nella maggior parte delle discipline scientifiche, dove le nuove scoperte hanno indotto a rivedere il corpo di conoscenze sviluppato nei secoli precedenti.

Uno dei principali ostacoli al progresso in ogni settore non è costituito dalla realtà in sé, ma dalla nostra percezione della realtà.

Non dire mai «Lo so»”: questo richiamo all’umiltà, che costituisce uno dei pilastri della Theory of Constraints, dovrebbe costituire la base di un atteggiamento orientato alla ricerca in ogni campo, teso a mettere in discussione gli assunti e i modelli mentali che condizionano il nostro modo di interpretare la realtà e di assumere le decisioni, in particolare quando, in base a ciò che sappiamo, non sembra esserci un modo pratico ed efficace per perseguire un obiettivo sfidante.

In questo senso, credere per trovare significa partire dal presupposto che l’obiettivo possa essere raggiunto e mettere in evidenza le ragioni che ci impediscono di ottenerlo. Potremmo scoprire di trovarci di fronte a paradigmi limitanti non più validi o che possono essere invalidati, in modo da aprire la strada al progresso desiderato.

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