La Fallacia Narrativa - L’Illusione di Comprendere il Passato e di Prevedere il Futuro

La Fallacia Narrativa - L’Illusione di Comprendere il Passato e di Prevedere il Futuro


Nella letteratura manageriale degli ultimi decenni si trovano molti libri che hanno l’obiettivo dichiarato di individuare i fattori di successo delle imprese distintesi sul mercato internazionale: come esempi, si possono citare i lavori di Jim Collins “Built to Last”, “Good to Great”, “How the Mighty Fall”, “Great by Choice”. Leggendo questi testi, si è facilmente indotti a pensare che gli autori, evidenziando le relazioni causa-effetto tra alcuni specifici elementi distintivi delle imprese considerate e i loro straordinari risultati, stiano svelando i segreti del successo nel mondo del business, consentendo ai lettori di fare progressi nella comprensione di questo apparentemente caotico contesto.

Questo esempio rappresenta un caso particolare di una regola generale relativa alla comprensione logica della realtà. Tale comprensione consiste, nella sua essenza, nella costruzione di relazioni causali valide nelle situazioni considerate.

Spiegare non significa Comprendere

Quando ci troviamo di fronte a un evento particolare, siamo portati a cercare di costruire una catena di relazioni causa-effetto che possa spiegarlo. Non è difficile trovare cause plausibili nell’infinito panorama dei fattori che possono in qualche modo avere avuto un ruolo nel determinare l’evento osservato. Questa ricerca retrospettiva termina quando arriviamo a una conclusione coerente con i fatti osservati e sensata: allora l’evento ci appare come l’inevitabile conseguenza della catena causale elaborata.

È il modo con il quale rispondiamo a un’esigenza profonda e diffusa negli esseri umani: il bisogno di comprendere la realtà che ci circonda. Senza questa tendenza a costruire storie coerenti, basate sulla costruzione di relazioni causa-effetto, il mondo reale ci apparirebbe come un insieme di eventi scollegati, che si intrecciano in modo caotico, rendendo vano ogni sforzo per dare un senso a ciò che accade. La costruzione di relazioni causa-effetto costituisce la modalità automatica con la quale rappresentiamo la realtà per renderla conforme a un quadro di riferimento riconoscibile dal “software” operante nel nostro cervello.

In tutto questo sembra non esserci nulla di sbagliato. Perché allora si parla di “fallacia narrativa”, quando ci si riferisce alla convinzione che una relazione logica imposta a un insieme di fatti, tale da collegarli e dare loro un senso, costituisca una valida rappresentazione della realtà?

La sufficienza, questa sconosciuta

La categoria logica della sufficienza costituisce la base della relazione causa-effetto. In presenza della condizione di sufficienza, l’esistenza di una o più cause porta inevitabilmente all’esistenza dell’effetto. Questa condizione si esprime nella forma “Se … (causa/e), allora … (effetto)”.

La solidità di una catena di relazioni causa-effetto è determinata dalla validità della logica di sufficienza in ognuna delle relazioni individuate. Pertanto, la reale comprensione di un evento passato presuppone la possibilità di rispondere in modo corretto ed esaustivo alla seguente domanda:

Come possiamo essere sicuri che le cause che abbiamo considerato sono sufficienti a determinare inevitabilmente l’evento osservato?

Nel mondo reale, la risposta a questa domanda è: non possiamo.

La sufficienza, per la maggior parte degli eventi osservati, non può essere dimostrata.

In una visione retrospettiva, è sempre possibile che alcuni fattori, che hanno avuto un ruolo significativo nel determinare il corso degli eventi, non siano noti o, pur essendo noti, abbiano fornito un contributo diverso da quello ipotizzato. Questa incompletezza delle informazioni considerate rende qualsiasi ricostruzione retrospettiva del passato una rappresentazione solo parziale della rete causale che giustifica gli eventi accaduti.

Pensiamo, ad esempio, alla biografia di un personaggio di successo. Per verificare la validità delle relazioni causali e l’inevitabilità delle conseguenze osservate, bisognerebbe stabilire se l’effetto finale era prevedibile nel momento in cui tutto è cominciato, ossia all’origine della sequenza di eventi, collegati nella narrazione da relazioni causa-effetto, che hanno portato al risultato finale.

In realtà, nessuna narrazione reggerebbe a tale verifica senza chiamare in causa la fortuna, ossia il fatto che tra gli innumerevoli eventi che avrebbero potuto avere un impatto determinante sul risultato finale, si sono verificati solo quelli che hanno favorito l’esito osservato.

L’illusione di comprendere il passato è strettamente legata all’illusione di poter prevedere il futuro. Se pensiamo di essere in grado di ricostruire le relazioni causa-effetto che hanno determinato il verificarsi di un evento passato, l’uso della stessa logica ci dovrebbe consentire di definire le relazioni causali che collegano, in modo rigoroso e certo, la situazione presente a uno scenario futuro prevedibile.

In altri termini, se la realtà è governata da relazioni causa-effetto e l’uso di tali relazioni ci consente di comprendere con precisione il passato, perché non possiamo utilizzare le stesse regole per aprire una finestra affidabile e accurata sul futuro?

Nella costruzione di alberi logici relativi al futuro, l’ineliminabile presenza di incertezza rende impossibile prevedere l’emergere di fattori che possono avere un impatto rilevante sul corso degli eventi. La combinazione di ciò che non si può sapere (incertezza ineliminabile) e di ciò che non si sa (incompletezza delle informazioni) determina una condizione di ignoranza oggettiva, che impedisce un’accuratezza assoluta delle previsioni.

Che cosa possiamo fare?

Nella sua essenza, la fallacia narrativa consiste nel confondere un’esperienza emotiva gratificante (il piacere di avere trovato una spiegazione sensata e coerente con i fatti osservati) con un’esperienza cognitiva (effettiva comprensione della realtà, basata su una rigorosa razionalità).

La consapevolezza della facilità con la quale possiamo cadere vittime della fallacia narrativa, tuttavia, non deve indurci a perdere la fiducia nell’efficacia della logica di causa-effetto nel supportare la nostra comprensione approfondita, seppure non assoluta, della realtà. Al fine di limitare la possibilità di confondere una narrazione coerente con una rappresentazione oggettiva della situazione in esame, è tuttavia necessario adottare tre atteggiamenti, particolarmente indicati in circostanze nelle quali un errore di valutazione può avere conseguenze rilevanti.

  1. Verbalizzare la logica di causa-effetto. La rappresentazione schematica della logica di causalità, effettuata utilizzando strumenti quali i Thinking Processes, offre numerosi benefici: 1) induce ad articolare i nostri pensieri in modo chiaro e comprensibile; 2) permette di controllare la validità delle argomentazioni logiche, mediante un loro confronto con la realtà, grazie all’impiego di regole sviluppate a tale scopo (Categorie di Riserva Legittima, CRL); 3) consente di disporre di un quadro di riferimento relativo alla comprensione di una determinata situazione, da sottoporre a revisione qualora emergano elementi rilevanti in grado di modificarlo; 4) favorisce la comunicazione chiara con altre persone (vedere punto seguente).
  2. Sollecitare la collaborazione di altre persone. Il confronto con altre persone, aventi punti di vista diversi dai nostri, favorisce l’individuazione e la correzione delle distorsioni cognitive e degli errori logici ai quali siamo soggetti e che difficilmente possiamo rilevare da soli. Inoltre, la possibilità di avvalersi del contributo di altri individui consente di arricchire il quadro di riferimento con elementi rilevanti che potrebbero sfuggire alla nostra analisi.
  3. Considerare “ipotesi” le catene causali che si riferiscono sia a eventi passati che a situazioni previste in futuro. Un’ipotesi, per sua natura, non costituisce una descrizione fedele e definitiva della realtà, ma una sua rappresentazione provvisoria, che può (e deve) essere sottoposta a un processo di validazione. Questo presuppone l’assunzione dell’approccio dello scienziato, consapevole dell’impatto dell’incertezza e sempre disponibile a rivedere le proprie convinzioni a seguito di un’osservazione o di un esperimento il cui risultato contraddica le aspettative. L’emergere di nuovi fatti e l’acquisizione di informazioni rilevanti aggiuntive può portare a rivedere gli assunti alla base delle nostre argomentazioni logiche, favorendo un miglioramento dell’accuratezza delle lezioni apprese dal passato e dell’efficacia delle iniziative destinate ad avere un impatto sul futuro.
Conclusioni

La fallacia narrativa si basa su una ricostruzione semplificata (e talvolta errata) delle relazioni causali che hanno determinato gli eventi passati. La consapevolezza di questi limiti dovrebbe impedirci di credere di comprendere la realtà meglio di quanto siamo effettivamente in grado di fare, e dovrebbe metterci in guardia di fronte alla nostra presunzione di utilizzare la conoscenza del passato per predire accuratamente il futuro, sottovalutando l’impatto determinante dell’ignoranza oggettiva.

Questa consapevolezza costituisce un passaggio necessario nella nostra ricerca per dare un senso alla realtà che ci circonda, in quanto ci induce a sviluppare accorgimenti per un uso corretto ed efficace della logica di causa-effetto, che rappresenta ad oggi il migliore strumento a nostra disposizione per fare progressi nella nostra comprensione del passato, formulare giudizi, assumere decisioni e risolvere problemi in condizioni complesse e incerte.

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