Le Parole del Management - 8. Paradigmi - Parte prima

Le Parole del Management - 8. Paradigmi - Parte prima


"Noi vediamo il mondo non come esso è, ma come noi siamo, come siamo condizionati a vederlo." 
S. R. Covey


Che cos'é un paradigma e perché il suo ruolo condiziona in modo determinante le possibilità di conseguire i nostri obiettivi personali e professionali?

La parola paradigma deriva dal greco paràdeigma, che significa esempio, modello. I paradigmi sono infatti modelli di riferimento, attraverso i quali percepiamo, interpretiamo e comprendiamo la realtà che ci circonda.

Per comprenderne il significato, un paradigma può essere assimilato a una mappa topografica. La mappa non è il territorio, ma una sua rappresentazione. Se utilizziamo una mappa errata per muoverci in un determinato territorio, avremo scarse probabilità di raggiungere le mete desiderate. Il ricorso alla forza di volontà e a un atteggiamento positivo e proattivo non faranno altro che farci accettare di buon grado il fatto di arrivare più in fretta e più affaticati nel posto sbagliato. Al termine del percorso, sarebbe insensato attribuire la causa del nostro inutile girovagare alle caratteristiche oggettive del territorio, anziché allo strumento utilizzato per interpretarlo e percorrerlo.

I paradigmi agiscono come "filtri" per le informazioni che riceviamo dall'ambiente circostante: in tutte le situazioni noi vediamo il mondo attraverso i nostri paradigmi e tendiamo a ignorare ciò che non corrisponde ad essi. Pertanto, ciò che risulta ovvio a una persona con un determinato paradigma può risultare assolutamente invisibile a un’altra persona con un diverso paradigma (effetto paradigma).

Raramente siamo consapevoli dell’esistenza di questi filtri soggettivi, la cui precisione pertanto non viene messa in discussione: ciò che vediamo rappresenta per noi lo stato reale delle cose.

Dal nostro modo di vedere le cose, condizionato dai nostri paradigmi, ha origine il nostro modo di pensare, assumere decisioni e agire, che a sua volta determina i risultati che otteniamo.

I paradigmi sono indubbiamente utili, in quanto ci forniscono criteri (soggettivi) per distinguere ciò che è importante da ciò che non lo è, permettendoci di orientare l'attenzione sui problemi rilevanti e di disporre di regole per risolverli. Questo aspetto è particolarmente importante oggi, in considerazione della massiccia quantità di dati e notizie che richiamano quotidianamente la nostra attenzione, che in assenza di filtri porterebbe a disperdere questa preziosa risorsa in dettagli irrilevanti.

Tuttavia, pensare e operare sotto l'influsso di paradigmi sbagliati può costituire il principale ostacolo al raggiungimento dei nostri obiettivi.

Come è possibile stabilire se un paradigma è corretto?

In realtà, non è possibile.

Così come per la scienza non esistono teorie "vere", che descrivono la realtà nella sua essenza, ma solo teorie "valide", ossia teorie che finora hanno superato le verifiche costituite da esperimenti e osservazioni, allo stesso modo non possiamo parlare di paradigmi "corretti" o "sbagliati", ma solo di paradigmi abilitanti e di paradigmi limitanti.

In altre parole, il giudizio su un paradigma deve essere espresso in base alla sua utilità per risolvere problemi pratici.

Un esempio ci può aiutare a capire il significato di questa affermazione.

Quando pensiamo a un'organizzazione costituita da diverse parti che devono interagire tra di loro, normalmente siamo portati a pensare a un sistema complesso. Ciò che rende difficile la gestione di un sistema complesso è il fatto che un'azione in una parte ha effetti in altre parti. In un precedente post sulla complessità ho descritto le conseguenze negative delle azioni che scaturiscono da questa percezione (suddivisione dell'organizzazione in sottosistemi e gestione di ogni sottosistema in modo indipendente). Ho inoltre evidenziato che, al contrario della percezione comune, la presenza di molte interdipendenze tra le parti di un'organizzazione è ciò che la rende intrinsecamente semplice da gestire, in quanto i punti sui quali è necessario agire per ottenere un impatto sull'intera organizzazione saranno pochi.

Il punto è questo: un'organizzazione costituita da molte parti interdipendenti può essere considerata estremamente complessa o estremamente semplice, a seconda del paradigma adottato. L'elemento discriminante dovrebbe essere costituito dai risultati che scaturiscono dai comportamenti generati da questi due modi di interpretare la stessa realtà: nel primo caso, la suddivisione in sottosistemi non eliminerà le interdipendenze, ma darà origine a conflitti, incrementerà la difficoltà di gestione e ridurrà la prevedibilità degli effetti delle decisioni; nel secondo caso, la ricerca dei pochi punti (gradi di libertà) sui quali agire per generare l'impatto desiderato porterà a rendere la gestione più semplice e più efficace.

I paradigmi possono avere un forte potere motivante, consentendo di evidenziare opportunità di miglioramento anche in un contesto apparentemente sterile.

Immaginate di essere su una barca in mezzo al mare e di attendere da molto tempo inutilmente che un pesce abbocchi all'amo della vostra canna da pesca. Come cambierebbe la vostra percezione della realtà e il vostro comportamento se, dopo aver indossato un paio di occhiali a lenti polarizzate, poteste vedere un banco di pesci nuotare sotto la vostra barca? È ciò che accade spesso quando in un'impresa le persone cominciano a prestare la massima attenzione ai bisogni espliciti e impliciti dei loro clienti, e ad analizzarli senza il filtro determinato dal desiderio di "vendere" il proprio prodotto o servizio. Questo ascolto selettivo può fare emergere la possibilità di sviluppare soluzioni di business nuove, in grado di dare all'impresa un vantaggio competitivo significativo.

Restano aperte alcune domande:
  • Se i paradigmi sono così determinanti nel condizionare le nostre decisioni e, di conseguenza, i risultati delle nostre azioni, come possiamo acquisirne la piena consapevolezza?
  • Come possiamo effettuare un "salto di paradigma", ossia il passaggio da un paradigma limitante a un paradigma abilitante?
  • Come possiamo indurre un salto di paradigma in altre persone?
(Continua)

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