Le Parole del Management - 36. Rispetto LE PAROLE DEL MANAGEMENT
"Il rispetto nasce dalla conoscenza, e la conoscenza richiede impegno, investimento, sforzo." Tiziano Terzani
In molte organizzazioni, il rispetto viene inteso soprattutto come attenzione a non mancare di rispetto agli altri: non usare toni offensivi, non assumere atteggiamenti arroganti o sprezzanti, non ignorare le proposte dei colleghi. È un punto di partenza importante, ma non sufficiente.
Il rispetto autentico va oltre l’assenza di comportamenti negativi: richiede impegno attivo e continuo per far sì che ogni persona si senta davvero considerata e valorizzata.
La verità è che la mancanza di rispetto si manifesta molto più spesso di quanto si sia disposti ad ammettere: una proposta inascoltata o rifiutata senza una chiara giustificazione logica, un feedback affrettato e inadeguato, un’email ignorata e lasciata senza risposta, un giudizio negativo senza argomentazioni di supporto, costituiscono situazioni che fanno percepire una sostanziale mancanza di rispetto a chi le subisce.
Questo è il punto: mostrare rispetto è un’attività che rientra totalmente nella nostra sfera di controllo e per la quale abbiamo una responsabilità personale non delegabile. Ma l’effetto di questa attività dipende dalla percezione del destinatario del rispetto, che è influenzata da aspetti peculiari del suo carattere e della sua sensibilità. Possiamo e dobbiamo controllare la causa (mostrare rispetto), ma non possiamo controllare completamente l’esito dei nostri sforzi (percezione di essere rispettato).
Per questo, il rispetto non è solo un valore etico: è una competenza manageriale strategica, che deve essere costruita e alimentata con impegno assiduo, perché crea le condizioni per la collaborazione, la motivazione e la fiducia.
Il Duro (e Continuo) Lavoro del Rispetto
Nelle organizzazioni, le occasioni per manifestare rispetto si presentano continuamente sotto forma di sfide relazionali: una richiesta, un giudizio, una critica, un'idea che contrasta con le nostre convinzioni. In queste situazioni, la tentazione più forte consiste nel reagire, non nell’articolare una risposta. Reagire è istintivo, veloce, economico in termini di energie cognitive. Rispondere, invece, significa fermarsi, riflettere, analizzare la situazione con rigore logico e scegliere la risposta più efficace per tutte le parti interessate..
Mostrare rispetto autentico è molto più difficile di quanto si pensi. Richiede un duro lavoro che comincia con una scelta deliberata: fermarsi, interrompere la modalità automatica, quella che ci porta a reagire d'istinto a ciò che ascoltiamo. Il rispetto vero presuppone di cercare di capire a fondo il punto di vista dell'altro, di entrare nella sua logica, di comprendere le ragioni che lo spingono a pensare e ad agire nel modo che vediamo. Poi, solo al termine di questo duro lavoro di ascolto attivo e di comprensione, stabilire come rispondere in modo che l'altra persona si senta considerata, ascoltata, rispettata.
C'è una caratteristica del rispetto che rende il duro lavoro ancora più necessario: la sua asimmetria strutturale. Costruire una relazione basata sul rispetto richiede tempo, attenzione e impegno. Per distruggerla può bastare un singolo episodio.
È sufficiente che una persona percepisca una mancanza di rispetto nei suoi confronti – un'idea ignorata o liquidata troppo frettolosamente, una preoccupazione trascurata, una proposta ridicolizzata – per rovinare ciò che è stato costruito con pazienza. Questo rende il rispetto autentico non solo difficile, ma anche estremamente fragile, e rende il lavoro sistematico per la sua costruzione una necessità, non un'opzione.
Non si può mostrare rispetto "nella maggior parte dei casi" e aspettarsi che questo basti. Il rispetto deve essere praticato con costanza, in ogni interazione, perché ogni singolo evento è un’occasione che può rafforzare o indebolire la relazione.
Questo livello di vigilanza richiede consapevolezza e disciplina quotidiane.
A rendere meno gravoso il compito di costruire relazioni basate sul rispetto interviene però la legge della reciprocità. Se si mostra rispetto, nella maggior parte dei casi si ottiene rispetto. Non è una legge fisica, ma una dinamica sociale robusta e verificabile. Le persone percepiscono quando qualcuno investe tempo ed energie per comprendere il loro punto di vista e tendono a ricompensare tale sforzo assumendo atteggiamenti caratterizzati da rispetto.
Rispetto e Logica: un Potente Connubio
Il rispetto viene comunemente associato alla dimensione emotiva. In realtà, una delle forme più concrete per mostrare rispetto consiste nell’uso della logica. Ascoltare attivamente qualcuno significa non limitarsi a un cenno di cortesia, ma impegnarsi a ricostruire e restituire la logica del suo pensiero, permettendogli non solo di accertarsi di essere stato ascoltato, ma anche di verificare la corretta comprensione del senso del messaggio. Questo si traduce in due pratiche fondamentali:
- Apprezzare un’idea non con un elogio generico (“Mi pare una buona idea, ci penserò…”), ma sintetizzandone i benefici percepiti e mettendo in luce le relazioni causa-effetto che la rendono valida.
- Criticare un’idea non con giudizi sommari (“Non può funzionare…”, “Abbiamo altre priorità…”), ma analizzandone a fondo le possibili conseguenze negative e spiegandole chiaramente, evidenziando in modo chiaro le relazioni causa-effetto che, partendo dall’implementazione dell’idea, conducono inevitabilmente a effetti indesiderati inaccettabili. In questi casi, qualora l’idea si riveli fondamentalmente buona, si può mostrare la disponibilità a riflettere, insieme al proponente, su possibili iniziative tese a prevenire gli effetti indesiderati identificati.
In entrambi i casi, si compie un atto di rispetto autentico: si investe tempo per entrare nella logica dell’altro, per riflettere sul suo contributo, per dimostrargli che non è stato ignorato. Anche un “no”, espresso con chiarezza logica, può rafforzare una relazione più di un silenzio o di una risposta evasiva.
Conclusioni
Un’organizzazione può anche sopravvivere per un po’ senza innovazione, senza strategie chiare o con sistemi imperfetti. Ma non può prosperare senza rispetto. Dove il rispetto manca, si sviluppa la diffidenza, cala la motivazione, emergono e si diffondono i conflitti,. Al contrario, dove il rispetto è coltivato con disciplina e continuità, le persone si sentono considerate, la collaborazione fiorisce e i problemi diventano opportunità di apprendimento.
Il rispetto autentico in un’organizzazione non è un atto di cortesia o una convenzione sociale. È un investimento strategico nella qualità delle relazioni e nell'efficacia dell'organizzazione. Non è facile ottenerlo, ma è sempre possibile eseguire azioni tese ad alimentarlo e a favorirne la percezione da parte di tutti.
Mostrare rispetto richiede essenzialmente una sola cosa: la disponibilità a fermarsi e a fare il lavoro necessario per comprendere davvero l'altro, usando la logica come strumento per onorare sia i bisogni razionali sia quelli emotivi di tutte le parti in causa.