Return on Luck - Come Beneficiare della Fortuna (e della Sfortuna)

Return on Luck - Come Beneficiare della Fortuna (e della Sfortuna)


Qual è il ruolo della fortuna nella nostra vita e nella vita delle nostre organizzazioni?

Quando si opera in un contesto caratterizzato da complessità, incertezza e instabilità, non è raro dover affrontare situazioni improvvise e impreviste, che possono avere conseguenze rilevanti sul corso degli eventi che ci interessano direttamente.

È innegabile che la nostra vita e quella delle nostre organizzazioni è condizionata non solo dalla qualità delle nostre decisioni e dal nostro impegno a perseguire gli obiettivi che ci stanno a cuore, ma anche da eventi sui quali non possiamo esercitare alcuna forma di controllo e che, a seconda dell’impatto potenziale che hanno sui nostri obiettivi, possono assumere il ruolo di fortuna positiva o negativa.

Quando si parla di fortuna, è importante stabilire subito una chiara distinzione tra le caratteristiche di un evento, che lo configurano come fortunato (o sfortunato), e gli esiti che da esso scaturiscono.

Un evento può essere definito fortunato (sfortunato) se è imprevedibile, non è influenzato da decisioni o azioni del soggetto interessato (persona, organizzazione) e ha su di lui un significativo impatto potenziale positivo (negativo). Il fatto che in questa definizione entri in gioco l’attributo “potenziale” fa capire che l’evento in sé non genera completamente l’esito, alla determinazione del quale il soggetto interessato può contribuire, in misura variabile a seconda dei casi e delle decisioni assunte.

In un precedente articolo (“Vittima o Giocatore? La Scelta Essenziale”) ho evidenziato che qualsiasi esito che ha un impatto su di noi è sempre il risultato del concorso di due insiemi di cause. Al primo insieme appartengono le cause al di fuori del nostro controllo: di questa categoria fanno parte gli eventi fortunati e sfortunati. Al secondo insieme appartengono le cause sulle quali possiamo esercitare il nostro controllo o almeno la nostra influenza e costituiscono la nostra risposta a ciò che ci accade. Quest’ultima categoria è la sola sulla quale possiamo agire per orientare il corso degli eventi.

Pertanto, di fronte alla tentazione fatalistica di quantificare l’impatto della fortuna o della sfortuna nella nostra vita e in quella delle nostre organizzazioni, la domanda appropriata da porci è:

Come affrontiamo gli eventi (fortunati o sfortunati) che ci capitano?

Nel libro “Great by Choice”, gli autori J. Collins e M. T. Hansen hanno cercato di stabilire quali siano stati i fattori distintivi che hanno permesso ad alcune imprese, appartenenti a settori soggetti a particolare turbolenza, non solo di prosperare in un periodo di tempo superiore a quindici anni, ma di ottenere prestazioni di un ordine di grandezza superiori a quelle dei concorrenti di riferimento.

Nel tentativo di verificare se la fortuna (o la sfortuna dei concorrenti) abbia potuto giocare un ruolo decisivo nel determinare i risultati, gli autori sono arrivati alla conclusione che non sono stati gli eventi di grande impatto (fortunati o sfortunati) a determinare le differenze di prestazioni tra le imprese, ma le persone e le loro scelte su come affrontare le circostanze impreviste che si presentavano mentre cercavano di perseguire i loro obiettivi.

Gli autori hanno coniato l’espressione Return on Luck (ROL, Ritorno sulla Fortuna), per definire la capacità di riconoscere la fortuna positiva e negativa al suo manifestarsi, di trarre il massimo beneficio dalla prima e di minimizzare l’impatto della seconda (quando non è possibile trarne qualche utilità).

Pur essendo difficile esprimerlo in termini quantitativi, il ROL può costituire un modo utile per valutare l’efficacia della risposta agli eventi imprevedibili di potenziale impatto significativo, così come il Return on Investment (ROI, Ritorno sull’Investimento) costituisce un indicatore che permette di valutare l’efficacia dell’utilizzo delle risorse di un’organizzazione per generare reddito.

Mentre può risultare accettabile l’idea che la fortuna costituisca una sorta di capitale dal quale è opportuno trarre il massimo beneficio possibile, non appare altrettanto intuitiva l’idea in base alla quale sia necessario cercare di ottenere il massimo risultato anche dagli eventi giudicati sfortunati, in termini di benefici o almeno di contenimento dell’impatto negativo. Per questo è opportuno sottolineare l’importanza dell’atteggiamento e delle decisioni che si assumono di fronte agli eventi di grande impatto potenziale, distinguendo nettamente la fortuna (positiva o negativa) dal ROL, che rappresenta il collegamento, condizionato dalle nostre decisioni e azioni, tra l’evento (fortunato o sfortunato) e l’esito finale.

La possibilità di avere un ROL positivo da una circostanza sfortunata è testimoniato dalle persone che, a seguito di un evento traumatico, decidono di cambiare stile di vita, scoprendo una nuova missione da dare alla propria esistenza, più soddisfacente e ricca di significato, tanto da considerare paradossalmente il trauma come un episodio positivo.

Riconoscere il ruolo della fortuna significa anche evitare due atteggiamenti estremi, derivanti rispettivamente dalla sopravvalutazione e dalla sottovalutazione di tale ruolo:

  • Considerare dominante il ruolo della fortuna, soprattutto di quella negativa, induce ad assumere una posizione deresponsabilizzata, che nell’articolo sopra citato avevo definito “da vittima”. Non possiamo condizionare completamente il corso degli eventi, ma focalizzare la nostra attenzione sul ROL rappresenta il solo modo realistico e responsabile per affrontare situazioni imprevedibili di grande impatto.
  • Ritenere che la nostra vita e la vita delle nostre organizzazioni siano essenzialmente condizionate da fattori che possiamo controllare, quali l’impegno, la competenza, la determinazione, e che la fortuna abbia un ruolo marginale, può indurre sia a non trarre il massimo beneficio possibile dalle circostanze favorevoli, sia a non prepararsi adeguatamente all’impatto di eventi che possono avere conseguenze irreparabili. A questo proposito è opportuno evidenziare l’asimmetria della fortuna: nessun evento fortunato può essere definitivo, ossia assicurare la felicità continuativa per tutta una vita o la prosperità perenne di un’organizzazione, ma è sufficiente un solo evento sfortunato per produrre effetti letali su una persone o per fare uscire di scena in modo irreversibile un’organizzazione.

Da queste considerazioni appare evidente l’importanza strategica della preparazione per affrontare gli eventi imprevedibili.

Chi ha la responsabilità della conduzione di un’organizzazione deve considerare la possibilità che eventi sfortunati, che possono mettere in pericolo la sopravvivenza dell’organizzazione, possano verificarsi improvvisamente, senza offrire la possibilità di pianificare una risposta efficace. Un’adeguata preparazione, consistente nel declinare i principi dell’antifragilità nei meccanismi operativi dell’organizzazione, nell’attivare sensori in grado di percepire cambiamenti che possono rivelarsi significativi, nel creare margini di sicurezza importanti, nell’arginare i rischi noti, permetterà di affrontare l’impatto di eventi negativi da una posizione forte e flessibile.

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